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E se l’universo fosse un gigante computer, capace di darci soluzioni a problemi complessi? Se l’è chiesto un fisico dell’agenzia governativa statunitense NIST, Stephen Jordan, che in un nuovo articolo pubblicato su Physical Review immagina una delle sfide tecnologiche del futuro: svelare il potere computazionale del cosmo. Negli ultimi 50 anni, racconta lo scienziato, le potenzialità informatiche sono raddoppiate ogni anno e mezzo circa. Secondo molti fisici, la naturale evoluzione di questo processo saranno i computer quantistici, in grado di eseguire miliardi di miliardi di calcoli al secondo sfruttando appunto i principi della meccanica quantistica, e quindi andando oltre ai bit. L’ipotesi di Jordan si spinge addirittura oltre, e immagina di poter utilizzare ciò che vediamo attraverso i telescopi per risolvere problemi computazionali apparentemente impossibili. Un esempio? Lo spazio quasi vuoto, con densità molto vicine allo zero. Per raggiungere questo stato, il cosmo ha dovuto raggiungere un equilibrio tra le varie forze, trovando quindi in un certo senso una soluzione a un problema complesso: una situazione simile a un famoso problema in informatica, la partizione equa di numeri infinitamente grandi. Questa ipotesi del computer universale propone così di guardare all’universo con occhi diversi, come se fosse il risultato di circa 13.7 miliardi di anni di calcoli.