Trascrizione audio
Qualche mese fa, il braccio robotico di 17 metri collegato alla Iss ha iniziato a muoversi: il suo obiettivo era quello di ispezionare dall’esterno una parte fondamentale della casa spaziale, il laboratorio europeo Columbus. Modulo di ricerca sviluppato dall’Esa e costruito in Italia a Torino, il Columbus è stato lanciato nel febbraio 2007 come carico dello Shuttle Atlantis. Grazie alla telecamera installata sul braccio robotico della stazione, gli scienziati dell’Esa puntavano con questa nuova analisi a un risultato apparentemente insolito: scoprire quanti micrometroriti hanno colpito la superficie del laboratorio Columbus nel corso di oltre 10 anni di onorato servizio. Oggi questa indagine si rivela più che legittima: sorprendentemente, le prime analisi dati mostrano diverse centinaia di piccoli crateri da impatto disseminati sui pannelli del Columbus. Secondo i ricercatori, questi segni sarebbero stati prodotti proprio da piccoli frammenti di detriti naturali o artificiali, generalmente con dimensioni più piccole di un millimetro. Per quanto microscopici, questi oggetti possono viaggiare a velocità estremamente elevate, motivo per cui è fondamentale tenerli sotto controllo per garantire la sicurezza di astronauti e satelliti in orbita bassa.