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Addio Encelado, l'ultimo fly-by di Cassini Scoperta nel 1789, è rimasta avvolta nel mistero fino agli anni Ottanta del Novecento, quando le sonde Voyager della Nasa ci svelarono una Luna di appena 500 chilometri di diametro e una superficie estremamente riflettente. Da allora Encélado, luna di Saturno, ha mostrato molto di sé ed è diventata la più promettente del Sistema solare per la possibilità di ospitare un ambiente favorevole alla vita. Molte delle scoperte legate a Encelado sono dovute all'instancabile lavoro della missione Cassini-Huygens, che da più di dieci anni studia Saturno e i corpi celesti nei suoi dintorni. Una missione nata dalla collaborazione fra la Nasa, l’Esa e l’Asi e che rimane uno degli esempi migliori di lavoro congiunto internazionale. Era il 2005 quando la sonda Cassini scoprì delle eruzioni di materiale ghiacciato su Encelado. Oggi, a dicembre 2015, siamo arrivati all'ultimo, attesissimo fly-by. Non sarà il più ravvicinato. Quello avvenne il 9 ottobre del 2008, quando Cassini si abbassò fino ad arrivare ad appena 25 chilometri da Encelado. Tra tutti i 22 fly-by di Cassini quello calendarizzato per il 19 dicembre è però quello alla distanza più adatta per studiare le emissioni gassose di Encelado. E' diventato particolarmente importante alla luce della scoperta dello scorso marzo, quando gli scienziati hanno annunciato di aver trovato prove che l’attività idrotermica può avere luogo sul fondo degli oceani sotterranei di questa luna. Questo è quindi un ultimo eccitante appuntamento spaziale per procurarsi un tassello in più di conoscenza sul nostro Sistema solare. Naturalmente la missione proseguirà ancora- la sua fine è in programma per il 2017-, ma questa è l'ultima occasione per avere la misura esatta da una distanza 'giusta' della quantità di calore che emerge dalla superficie ghiacciata della luna. Una traccia importante anche per capire quale sia il 'motore' di quelle fuoriuscite di gas e ghiaccio che continuamente emergono dal terreno. Di fatto attraverso l'analisi del cuore caldo della luna si potrebbe trovare la chiave per comprendere la sua storia geologica. Il fly by del 19 dicembre permetterà anche di mappare con una buona risoluzione la regione polare meridionale. E' la stessa zona che, nel 2004, all'arrivo di Cassini era ben illuminata, mentre ora si trova avvolta dalla notte dell'inverno saturniano. Proprio l'assenza del calore emanato dal Sole rende più semplice per Cassini l'osservazione del calore che emana Encelado. Quando la missione avrà termine, gli scienziati avranno a disposizione dati che arrivano da sei anni di osservazioni 'invernali', al buio, dell'emisfero Sud. L'ultima osservazione delle eruzioni lunari è dello scorso ottobre, quando Cassini riprese l'attività da 49 chilometri di distanza: gli scienziati sono ancora alle prese con quei dati per capire meglio quale sia la natura del materiale emesso e se contenga idrogeno. La storia di Encelado si è rivelata man mano alla missione Cassini, che proprio di questo può fare un suo fiore all'occhiello. Scoperti primi pennacchi ghiacciati all'inizio del 2005, con a seguire una serie di scoperte sul materiale che fuoriesce dalle fratture vicino al Polo sud lunare, le prove dell'esistenza di un mare sotterraneo sono arrivate nel 2014. L'eredità di Cassini è determinante per la conoscenza profonda del sistema saturniano. Ha aperto la strada verso un altro mondo.