Dallo spazio occhi e risposte per la siccità
Alternanza di siccità e piogge eccezionali. È la ricetta che identifica sempre più gli effetti del cambiamento climatico anche sui nostri territori. In altre parole, l’estremizzazione del clima. Dopo un 2022 da record, anno più caldo di sempre per l’Italia e il secondo per l’Europa secondo i dati del programma Copernicus dell’Unione Europea, anche il 2023 sembrava ripetere lo stesso scenario, portando il fiume Po e il lago di Garda ai loro minimi storici. Una crisi idrica prolungata solamente allentata dalle piogge eccezionali cadute negli ultimi due mesi, come spiega Luca Brocca, dirigente di ricerca dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica (Irpi) del Cnr. Quello della siccità rappresenta, infatti, un fenomeno complesso e a diversi livelli e per questo studiato dalla ricerca scientifica sempre più attraverso uno sguardo interdisciplinare e multidisciplinare. Lo sguardo dallo spazio è oggi una pedina fondamentale per monitorare le riserve idriche terrestri superficiali, compresa l’umidità del suolo, un fattore chiave misurato per esempio dai sensori specializzati delle missioni Smap di Nasa e Smos di Esa. La frontiera delle prossime missioni satellitari finalizzate allo studio del ciclo dell’acqua terrestre, come la partnerhip tra Esa e Nasa dal nome Magic, è un monitoraggio tanto precisione quanto in profondità, indagando fino alle falde acquifere. Unire i dati raccolti alla modellazione avanzata permette, invece, di intravedere gli scenari futuri per le risorse idriche, come quanto realizzato dal progetto DTE Hydrolgy di Esa guidato da Luca Brocca. Così il monitoraggio preciso, accurato e ad alta risoluzione diventa sempre più la base per una nuova gestione dell’acqua, come dimostra il progetto Irrigation+ di Esa finalizzata alla mappatura dell’irrigazione e alla quantificazione del relativo consumo di acqua.