Trascrizione audio
Era il 1969 quando John Fitzgerlad Kennedy rappresentava la corsa alla Luna non solo come la disfida tra USA e URSS ma anche come una sconfinata opportunità per un’economia improntata al ritorno tecnologico, innovativo, di brevetti con lo sfruttamento delle nuove nozioni scientifiche e applicative. Oggi però siamo di fronte ad un nuovo fenomeno: lo spazio è diventato un business diretto,: e non parliamo dei russi che vendevano biglietti per la Soyuz destinazione la stazione spaziale internazionale o della virgin galactica che si è lanciata nel business dei voli suborbitali. Oggi lo spazio è un’opportunità di investimento per profitto, un effetto paradossalmente prodotto dalla fine dello shuttle con l’appalto a imprese private per servizi che una volta erano pubblici, come appunto il trasporto verso la stazione orbitante. E non può essere un caso se il Lussemburgo, l’isola felice dei capitali europei, che non brilla certo per le attività spaziali, parli di investire nello sfruttamento minerario degli asteroidi. E quanto vale in termini di business l’idea del DG ESA Woerner di un villaggio sulla Luna? Per non parlare delle nanotecnologie che con i microsatelliti rendono lo spazio una frontiera più raggiungibile. A questo punto Marte forse non è più il raggiungimento di un sogno, ma obiettivo di un’espansione culturale, tecnologica ed… economica.