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Mondi potenzialmente abitabili formati da composti del carbonio, grafite e diamanti. Secondo uno studio condotto dall’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics sarebbero queste le caratteristiche dei primi esopianeti nati quando l’Universo era ancora agli albori. Perché sussistano le condizioni di formazione dei pianeti – secondo il parere degli scienziati - è sufficiente che sul sistema stellare che li ospita ci sia una minuscola quantità di carbonio, di gran lunga inferiore a quella riscontrabile nel nostro Sistema Solare. Gli astronomi potrebbero imbattersi in queste super terre durante la ricerca di stelle CEMP, astri molto giovane e rari, privi di ferro e ricchi di carbonio. Questa relativa abbondanza potrebbe renderle le candidate ideali per la formazione planetaria grazie al processo di aggregazione dei grani di carbonio che andrebbero a generare veri e propri mondi di catrame. Visti da lontano questi esopianeti non spiccherebbero rispetto ad altri simili alla Terra, dato che le loro masse e caratteristiche fisiche sarebbero comparabili. Per poter scoprire la loro vera natura e le fasi del loro processo di formazione sarà necessario studiarne l’atmosfera, probabilmente composta da metano e monossido di carbonio. Questi fossili del giovanissimo Universo potrebbero quindi rappresentare un importante passo avanti sulle origini della vita così come la conosciamo.