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Sulla Terra, si sa, il dinamismo geologico ha cancellato molte delle ferite che il grande bombardamento ha provocato sul nostro pianeta 4 miliardi di anni fa. Crateri che caratterizzano molti corpi celesti che diversamente dal nostro pianeta non hanno avuto modo di cancellarne le tracce. E così avrebbe dovuto essere anche per il planetoide Cerere, sotto osservazione della sonda della NASA Dawn, e dello strumento tutto italiano VIR. Cerere non presenta tracce di crateri particolarmente grandi contrariamente all’asteroide Vesta che ha preceduto Cerere nell’analisi di Dawn. Se su quest’ultimo il cratere più grande ha un diametro di 280 km, su Vesta, asteroide piccolo la metà vi sono evidenze di un cratere di 500 km di diametro. Ma potrebbe essere anche diversamente come spiega Simone Marchi, del Southwest Research Institute primo autore della ricerca uscita su Nature Communications. Vendimia Planitia, dunque, potrebbe essere un cratere eroso da processi geologici che sono andati ben oltre il grande bombardamento, e dovuti alle particolari condizioni geologiche di Cerere che permettono al pianeta nano di rigenerare la propria superficie